Lo schema di seguito proposto assembla e condivide punti di vista diversi, a partire dalla teoria di Anochin (1973) fino alla rielaborazione che Allen e Tsukahara (1974) hanno fatto sull'organizzazione della risposta motoria.
Seguendo la figura, l'organizzazione della risposta motoria viaggia dall'ideazione fino alla risposta motoria. L'area associativa in particolare pesca lo schema motorio che gli sembra più adatto nel cervelletto, lo trascrive alla periferia con un'alterazione del tono di base, lo stabilizza attraverso l'azione dei gangli della base che organizzano anche la postura anticipatoria, e lo invia all'area motoria che attiva i muscoli in sequenza temporale e provoca la risposta.
La linea a ritroso indica, invece, l'organizzazione del feedback che viaggia in direzione contraria. Esso, come si evince dalla figura, può intervenire a modulare la risposta motoria a diversi livelli: a livello muscolare, a livello dell'aera motoria, a livello del cervelletto o nell'area associativa.
Di seguito farò degli esempi pratici per chiarire come il feedback interviene nei diversi livelli; ma è una semplificazione didattica, poiché l'analisi della risposta motoria e la sua evoluzione avviene contemporaneamente su tutti i livelli e in maniera circolare.
Consideriamo la prima tappa della linea rossa della figura nel percorso che compie a ritroso. Chiediamo ad un soggetto di poggiare il gomito di un braccio su un tavolo e di estendere l'avambraccio. Ad avambraccio esteso teniamo fermo il polso e chiediamo al soggetto di aumentare il tono muscolare per flettere l'avambraccio. Se noi facciamo resistenza, notiamo che il soggetto aumenta la tensione del bicipite brachiale sempre più per vincere il carico rispetto alla resistenza che attuiamo sul polso. Se a un certo punto lasciamo il polso di colpo, notiamo che egli fletterà il gomito, ma con il tono che ha accumulato sul bicipite brachiale: in teoria dovrebbe darsi un pugno sul viso, perché la forza muscolare che ha accumulato quando il polso era bloccato si risolve in velocità di accorciamento muscolare.
Per fortuna il nostro soggetto non si darà un pugno sul naso, in quanto notiamo che la potenza muscolare diminuisce all'accorciarsi del muscolo trovandosi in assenza di carico. Questo meccanismo chiamato compensazione di carico, spiega come il feedback possa intervenire in frazioni di secondo direttamente a livello della contrazione muscolare.
Come sopra, organizziamo la descrizione a livello pratico.
Chiediamo al soggetto di iniziare a scrivere la propria firma di continuo una dietro l'altra su un foglio di carta.
Inizialmente gli diamo la passibilità di scrivere su un foglio dove sono presenti dei margini molto stretti del rigo per inserire la propria firma, tipo 1 cm. Notiamo che nell'attuare questo compito, la muscolatura preposta sarà quella distale delle dita e del polso, per coordinare la scrittura sull'esecuzione fine e precisa del compito. Se a un certo punto aumentiamo di tanto i margini del rigo, 10 cm, e chiediamo al soggetto di continuare a firmare il foglio riempiendo tutto lo spazio del rigo notiamo un atteggiamento particolare. La muscolatura che viene impiegata per risolvere il compito, in questo caso, è quella prossimale al tronco: saranno impiegati i muscoli pettorali, il gran dorsale e il trapezio in maniera sempre più evidente quanto più sarà grande il margine da riempire. Ma il risultato è sempre lo stesso, la sua firma.
Questo atteggiamento spiega come il feedback moduli la risposta motoria a livello dell'organizzazione della sequenza muscolare preposta alla riuscita dell'obiettivo.
Immaginiamo di essere in spiaggia e di giocare un match di beach volley. Quando vediamo la palla arrivare dalla nostra parte di campo, organizziamo una risposta motoria per risolvere il compito. Sistemiamo per bene i piedi sulla sabbia, flettiamo le gambe e prepariamoci ad effettuare un bagher per passare la palla al palleggiatore che ce la restituirà alzandola per colpirla in schiacciata. In questo momento, qualche frazione di secondo prima della risposta, il nostro organismo pesca nel cervelletto lo schema motorio che ci serve per mettere in atto la prestazione motoria che ci siamo preposti. Può succedere, però, che un filo di vento sposti la traiettoria della palla all'ultimo momento. Il feedback informandoci del cambiamento, adatterà la risposta motoria selezionando uno schema motorio anche molto differente dal primo, quindi non attueremo più un bagher ma ci tufferemo e con il pugno lanceremo la palla al palleggiatore.