Lo sforzo culturale in questi ultimi anni è stato quello di definire la postura corretta a cui tutti devono tendere per poter
scaricare il peso del corpo sulla linea di gravità.
Ancora oggi, buona parte della rieducazione posturale tende a costruire e modellare il soggetto/paziente come una scultura, in modo da fargli assumere
un atteggiamento che più si avvicina alla postura corretta che l'essere umano ha assunto nell'evoluzione della specie attraverso la stazione eretta.
In questa diatriba scientifico-culturale l'elemento mancante è l'ambiente, il contesto. Ogni posizione che un uomo assume nello spazio, sia essa statica o
dinamica, non è soltanto la risultante della risposta antigravitaria ma ha anche una connotazione comunicativa rispetto all'ambiente dove la
posizione assunta si manifesta. Se, per esempio un soggetto presenta un'inclinazione del capo in avanti, con tutte le conseguenze cliniche che questo
atteggiamento provoca, egli non ha soltanto una compromissione della naturale linea di gravità e una conseguente postura "scorretta", ma assume anche
un carattere comunicativo rispetto al contesto in cui questo atteggiamento si manifesta.
Una persona che tiene il capo inclinato in avanti comunica sottomissione, depressione ecc. Il suo atteggiamento posturale in questa direzione non
deve essere visto solo come un dismorfismo del tratto cervicale della colonna, ma è anche sintomo di un atteggiamento comunicativo
verso l'interlocutore con cui si relaziona: l'intervento non deve essere mirato ad un aggiustamento meccanico del dismorfismo (attraverso l'accorciamento
dei muscoli dorsali e un rilassamento degli agonisti, nel caso sopra descritto) ma deve essere di natura globale.
Il paziente deve integrare il percorso rieducativo e attuare un cambiamento che presuppone la possibilità della presa di coscienza che quel trattamento
modifica il proprio punto di vista e il proprio modo di comunicare con l'ambiente.
Secondo Sannitu (1990) la postura normale "corretta" è:
caratterizzata da capo eretto, braccia rilasciate lungo i fianchi con posizione di semiflessione delle dita delle mani, appoggio sui due arti inferiori con perfetta simmetria dei due lati e uguale distribuzione del peso corporeo sui due piedi, tronco eretto con modica e fisiologica deviazione lordotica del rachide cervicale e lombare e cifosi del rachide dorsale3Per Tribastone (1985):
la postura è la posizione ottimale, mantenuta con carattere automatico e spontaneo di un organismo vivente in perfetta armonia con la forza gravitazionale e predisposto a passare dallo stato di quiete allo stato di moto4Infine, numerosi autori si sono soffermati a descrivere il centro di gravità, che cadrebbe in corrispondenza della seconda vertebra
sacrale, e la linea di gravità, intesa come la perpendicolare che dal centro di gravità raggiunge la base di
appoggio (Wells e Luttgens 1978).
Questi autori osservarono che la normale posizione del centro di gravità cadeva pressappoco nel centro geometrico della base di appoggio.
Secondo Ruggieri (1997) non è importante dove cada la linea di gravità, ma quali siano gli aggiustamenti di bilanciamenti e controbilanciamenti che
il soggetto mette in atto per mantenere costante la linea di gravità.
In questa direzione, secondo l'autore, bisogna considerare la ridistribuzione meccanica delle forze di gravità attraverso gli adeguati
spostamenti (che possono sfociare in atteggiamenti cronici) tali da mantenere costante la linea di gravità sulla base di appoggio.
A questo proposito Souchard (2004), fondatore della Scuola della Rieducazione Posturale Globale, asserisce che siamo "esseri patologici unici",
nel senso che ogni scompenso posturale e dismorfismo organico deve essere inquadrato in una visione globale del soggetto.
Un atteggiamento patologico, come l'esempio fatto in precedenza rispetto alla testa protesa in avanti, non deve essere visto come un elemento descrittivo
di un quadro patologico clinico a sé stante, ma va inquadrato nel gioco di tensioni di tutta la postura e deve considerare gli aspetti psico-relazionali
individuali. Non esistono due persone con una postura uguale o simile poiché non è possibile inquadrare l'individuo all'interno di una griglia precostituita.
L'individuo in quanto individuo è unico e singolare nelle sue componenti anatomiche e psicofisiche.