Intervallare lo sforzo con dei periodi di recupero, consente di poter effettuare uno sforzo più a lungo. Se si sommano i periodi di sforzo, durante i quali si contrae debito di ossigeno, si nota che il tempo totale in cui si è tenuta a livelli elevati la prestazione muscolare, è superiore al periodo che si sarebbe potuto ottenere senza intervalli di recupero.
Dopo molte analisi e misurazioni, si è notato che nel periodo di recupero (che per facilitare i calcoli viene approssimato a 30") si ha:
Conseguentemente, quando le necessità sono regolari (quelle della vita di tutti i giorni) per far affluire all'organismo il
sangue necessario occorrono un numero di battiti inferiori.
Ecco spiegato perché, gli atleti molto allenati, tendono
ad essere "bradicardici", ovvero ad avere un numero di battiti cardiaci al minuto più basso rispetto a quello che si riscontra
nei soggetti sedentari.
Dell'interval training si dice che: l'atleta "allena i muscoli durante lo sforzo,
e il cuore durante le pause".
Affinchè ciascuno possa rendersi conto di come funziona l'interval training, può provare a effettuare dei periodi di lavoro intenso alternati ad intervalli di riposo, prendendo come parametro di riferimento il numero di pulsazioni al minuto del cuore.
In pratica, si può provare ad effettuare uno sforzo intenso per il tempo necessario a far salire le pulsazioni fino ad un livello considerato limite (180, ovvero quasi il triplo delle pulsazioni normali) e poi osservare una pausa della durata sufficiente a far scendere le pulsazioni fino a circa 120 (circa il doppio del numero di i battiti normali). A questo punto si riprende lo sforzo, e così via.
È importante notare che si riprende il lavoro quando il cuore non è in condizioni di riposo, ma in una fase di recupero parziale.