Autismo: forme di intervento terapeutico riferito al bambino autstico

Di Elisabetta Berardi

L'attività motoriaSi tratta di un tipo di intervento necessario per il bambino autistico al fine di favorire la sua crescita corporea e la sua salute fisica.
Si dimostra anche utile per promuovere lo sviluppo psicomotorio inteso come coordinamento dei movimenti, orientamento spaziale, coscienza del proprio corpo, per favorire il rilassamento e stimolare la socializzazione del soggetto.
Alcune sperimentazioni indicano che molti bambini autistici sono in grado di apprendere con relativa facilità seppur con ritmo altalenante e con frequenti stasi o anche regressioni a nuotare, sciare , andare in bicicletta ecc. e di interessarsi ad usufruire con piacere di queste attività.

I problemi che in genere si presentano per la realizzazione delle attività motorie, soprattutto di quelle sportive, dovute alle difficoltà di integrazione del bambino autistico nelle attività del gruppo a causa della difficoltà di coordinazione dei movimenti, della scarsa comprensione ed accettazione delle regole, delle alternanze di ritmo nell'attività, per problemi di orientamento e lateralizzazione e per la poca disciplina.
Questi problemi potrebbero essere relativamente superati se e quando vengono affrontati in maniera individualizzata e con sistematicità e costanza da parte dell'educatore e con sufficiente comprensione e collaborazione da parte dei coetanei non "handicappati".

La terapia psicomotoria
L'educazione psicomotoria appare uno strumento fondamentale per la terapia del bambino autistico.
L'obiettivo primario della psicomotricità è quello di permettere al bambino di conoscere, appropriarsi e dominare il proprio corpo per poter integrare ed esprimere il più adeguatamente se stesso nell'inclusione attiva ed efficace con l'ambiente che lo circonda.
Le esperienze senso motorie promuovono gradualmente nel bambino autistico la capacità di "sentire" di "ritrovare" e di "gestire" il proprio corpo in modo tale da percepirsi vivo ed esistente attraverso esso e da usarlo a poco a poco come elemento focale per la propria integrazione, come fattore che gli permette di uscire dalle proprie barriere difensive e come mezzo primario di riferimento nello stabilire le relazioni con gli oggetti, persone, cose, del proprio ambiente.

Nella misura in cui il bambino autistico riesce con l'aiuto dell'educazione psicomotoria a prestare un'attenzione più adeguata agli stimoli propriocettivi e ambientali a percepirli in forma più appropriata ed a rispondere ad essi in modo opportuno, coordinato e più preciso è in grado di superare a poco a poco il proprio isolamento e chiusura almeno nella misura in cui queste sono manifestazioni di difesa globale e generalizzata di fronte all'invasione di stimolazioni che il soggetto vive come eccessive, paurose o distruttive; fin quando non si sente in grado di organizzarle, controllarle ed utilizzarle costruttivamente.
Non è facile per l' operatore avvicinare in maniera appropriata il bambino autistico, comprendere il suo mondo enigmatico, fragile, instabile, confuso e stabilire con lui quel rapporto privilegiato rassicurante e fiducioso che appare indispensabile per stimolare accompagnare e sostenere la sua crescita.

Tra le attività psicomotorie che è necessario programmare per la rieducazione del bambino autistico, le principali sono quelle riferite:

  • promozione delle attività che permettono al bambino di rendersi via via più autonomo nel mangiare, nel vestirsi, nella pulizia personale e dell'ambiente, nel controllo sfinterico.
  • Presa di coscienza e conoscenza del proprio corpo a livello delle diverse parti e della sua totalità, raggiunte soprattutto attraverso la capacità di riconoscere se stessi mediante la graduale soppressione delle condotte puramente ripetitive e stereotipate attraverso la stimolazione di movimenti sia grezzi che fini, selettivi e coordinati, realizzati nella misura del possibile, in maniera ritmica e ludica e coerente con i bisogni concreti e immediati del bambino e per mezzo della sistematica presentazione di stimoli molteplici sempre più complessi ed articolati e che a poco a poco privilegiano i recettori sensoriali "a distanza", vista e udito, rispetto a quelli di "contatto", tatto, gusto e odorato.
  • Consapevolezza della propria posizione nello spazio riferita al rapporto con gli oggetti mediante il graduale raggiungimento della distanza ottimale tra sé e gli altri e la comprensione e accettazione dei limiti fisici superando sia l'ansia, la paura ed il rifiuto di ogni vicinanza fisica, sia l'esigenza eccessiva e costante di essa
  • Orientamento spaziale, mediante la stimolazione di attività che favoriscono a poco a poco la conoscenza dei luoghi a partire dai più usuali e la capacità di muoversi in essi senza bisogno di continua assistenza e guida
  • Stimolazione graduale, attenta, rispettosa del ritmo e delle esigenze individuali e che inviti ogni indebita pressione di tutti i mezzi di espressione attraverso il movimento, l'attività, il ritmo, la danza, la melodia, il gioco, il disegno, la parola, attraverso la comunicazione, mimica gestuale, grafica e verbale del bambino autistico in maniera tale da favorire la manifestazione diretta o indiretta, concreta o simbolica dei propri contenuti: vissuti emotivi, bisogni, desideri, fantasie, ricordi, pensieri ecc.

I materiali per promuovere e favorire lo sviluppo psicomotorio sono innumerevoli e vanno da quello più semplice come carta, palle, funi, specchi ad altri molto più elaborati, complessi e costosi: tapis roulant, pavimento trasparente, piani elastici e girevoli, grossi palloni gonfiabili, piani e scale mobili, tunnel; apparecchiature anche molto sofisticate per esempio per stimolare e controllare lo sforzo fisico, il coordinamento motorio e l'equilibrio.
Ma non è tanto importante poter usufruire di ambienti particolarmente attrezzati e forniti di costosi strumenti, fermo restando l'evidente utilità di questi, quanto le capacità e competenze dell'operatore comunque in grado di elaborare e di attuare piani di intervento che permettano di utilizzare con efficacia e in maniera produttiva anche i materiali più semplici negli ambienti comuni e nelle situazioni di vita quotidiana.

Alcuni vivono morendo; meglio morire vivendo
(E. J. Stieglitz)

Quando ho conosciuto Francesco mi colpì subito la figura di questo bambino e la sindrome autistica da cui era affetto in quanto proprio a causa di questa sua patologia, il bambino presentava una spiccata differenza comportamentale rispetto agli altri bambini i quali spesso mi domandavano il perché di questi suoi comportamenti così difformi dai loro e dai quali rimanevano spesso impressionati.
Fu proprio a causa del desiderio di rispondere a questi bambini che cominciai a guardare Francesco con un'attenzione diversa che a poco a poco diventò voglia di capirlo.
A differenza degli altri bambini che venivano stimolati attraverso giochi ed attività motorie, compresa l'attività natatoria, Francesco non solo appariva non essere stimolato da tutto ciò ma egli non "vedeva" non "sentiva" non "parlava" pur essendo lì in mezzo agli altri bambini.
Francesco fisicamente era più grande dei suoi coetanei, un visino che seppur ammantato di mistero trasmetteva una grande dolcezza.
È stato quindi estremamente penoso constatare che egli compiva inequivocabilmente tutti i movimenti stereotipati del bambino autistico.
È ormai trascorso molto tempo da quando ho visto Francesco per la prima volta.
Mi sembra così lontano quel tempo in cui le smorfie e gli atteggiamenti di quel bambino suscitavano in me stupore. Con il tempo quelle smorfie e quegli atteggiamenti sono diventati per me familiari come le parole ed i gesti con i quali un bambino normale si esprime.
Ho dovuto imparare a leggere ed interpretare quei segni a calarmi nel suo mondo per cercare di condurlo poco alla volta alla vita che lo circondava e che lui sembra aver rifiutato.
Non nascondo di avere avuto momenti di imbarazzo, di sfiducia e di sconforto i quali però sono stati sempre colmati dal fascino che questo bambino ha esercitato su di me.
Mi auguro seppur con un apporto infinitesimale di avere acceso in Francesco e nella sua famiglia una piccolissima luce di speranza
Ho ricevuto molto da questo bambino, affetto, allegria, entusiasmo, tanta gioia di vivere tutto però purtroppo manifestato da impenetrabili "silenzi".

Bibliografia

  1. Clinica ortopedica. Manuale-atlante
    Mancini Attilio; Morlacchi Carlo
  2. Elementi di endocrinologia applicata allo sport
    Fortunio Goffredo; Moretti Costanzo
  3. Posturologia. Regolazione e perturbazioni della stazione eretta
    Gagey Pierre-Marie; Weber Bernhard G.