Il recupero funzionale

Di Redazione

Analisi di alcuni interventi finalizzati al recupero funzionale post traumatico. I trattamenti termici e l'elettrostimolazione.

Trattamenti termici

Nell'ambito della terapia volta ad un recupero funzionale spesso si fa ricorso a modificazioni della temperatura nelle aree da trattare.
Tali modificazioni possono tendere all'aumento della temperatura: ipertermia reattiva (dai 37° ai 41°) con funzione vasodilatatrice, aumento del flusso di sangue e rallentamento dello stesso.

Questa operazione agevola ed aumenta gli scambi tra sangue e liquidi interstiziali, e migliora l'adesione dei macrofagi alle pareti capillari. Il collagene diviene maggiormente estensibile facilitando allungamenti e scorrimenti dei tessuti, mobilità dei legamenti e delle capsule articolari.
Il metabolismo cellulare è agevolato, consentendo la rimozione di quelle scorie che per le loro caratteristiche non possono essere rimosse dai capillari per riassorbimento.

I trattamenti volti all'aumento della temperatura possono sfruttare fonti secche, riscaldando per irradiazione (raggi infrarossi, raggi a luce incandescente, raggi ultravioletti), o fonti umide, che riscaldano per conduzione (fanghi, bagni e impacchi).
Il raffreddamento della zona trattata consente una vasocostrizione capillare ed un effetto analgesico temporaneo, dovuto al contatto tra recettori della sensibilità termica e recettori della sensibilità dolorifica. Impedisce edemi ed ematomi ed un arresto delle emorragie.

La diminuzione della temperatura provoca inoltre una diminuzione del metabolismo, dello spasmo muscolare e delle infiammazioni. Generalmente si tende a portare la zona trattata a temperature prossime ai 12°/13°.

Elettrostimolazione

L'elettrostimolazione è una pratica che consente di provocare una contrazione muscolare simile a quella volontaria, per effetto di impulsi elettrici agenti sul motoneurone e sui terminali nervosi. L'applicazione dell'elettrostimolazione trova ragion d'essere nello sviluppo della forza, nei trattamenti contro il dolore e per fini estetici, per la veicolazione di farmaci (ionoforesi). L'elettrostimolazione è impiegata per un lavoro di natura isometrica, ad eccezione di atleti evoluti che, sotto controllo di un medico, possono svolgere un lavoro dinamico in combinazione all'applicazione di un elettrostimolatore. Per avere un'idea delle potenzialità di questa pratica, basti pensare che, 20 minuti di elettrostimolazione, corrispondono a circa 1500 ripetizioni naturali sotto sforzo massimale.

Funzionamento della stimolazione elettrica

Il movimento muscolare è la conseguenza di una carica elettrica che, partendo dal cervello, percorre il midollo spinale ed una rete neuromotoria scaricando il suo potenziale in migliaia di fibre per mezzo di numerosi motoneuroni, ognuno dei quali sottende al controllo di più fibre (5- 2000). La contrazione delle fibre causa il movimento.

Più nel dettaglio la contrazione volontaria del muscolo ha origine in un'area ben definita del cervello, detta non a caso area motoria. L'impulso nervoso poi, attraverso il motoneurone discendente posto nel midollo spinale, raggiunge il muscolo attraverso una sinapsi che si realizza con l'unità motrice.
L'impulso nervoso attiva il muscolo raggiungendo la sua unità funzionale, vale a dire il sarcomero, per la precisione le fibre di actina e miosina che lo costituiscono.

Il tempo minimo di una seduta è di 20 minuti circa. Ovviamente il tempo da impiegare è valutabile caso per caso, in relazione alle caratteristiche del soggetto, alle esigenze ed alle ragioni per le quali si esegue questo trattamento. L'elettrostimolazione verrà impiegata tanto nei casi di recupero funzionale post traumatico che nei casi in cui si vogliano prevenire questi infortuni rafforzando i distretti muscolari preposti alla protezione dell'articolazione in oggetto. Ne è un esempio l'opera protettiva a carico della rotula e del ginocchio mediante stimolazione del vasto mediale. I vantaggi dell'elettrostimolazione sono molteplici, consente infatti di isolare un gruppo muscolare, la salvaguardia del sistema muscolo tendineo, risparmio energetico, massimo reclutamento di fibre muscolari, stimolazione di fibre muscolari generalmente poco utilizzate nel normale lavoro, riduzione dei tempi di recupero, eliminazione del sovraccarico articolare, ipervascolarizzazione e conseguente miglioramento della circolazione ematica, attivazione delle endorfine.
Per contro potrà portare ad un'eccessiva ipertrofia, alla mancanza di un feedback di natura coordinativa e propriocettivo, mancanza di mobilità articolare.

Bibliografia

  1. Manuale di terapia fisica e riabilitazione
    Moselli Mario; Manca Mario
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Voci glossario

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