Il termine doping è ormai entrato a far parte del lessico di tutti gli appassionati di sport, data la grande diffusione dell'utilizzo di sostanze illecite negli atleti professionisti e, spesso, amatori, al fine di migliorare le prestazioni atletiche.
La condanna a tale ricorso è evidente ma, il fine di questo breve articolo, è quello di studiare la storia di questo fenomeno.
Partiamo dal significato della parola: «Termine (equivalente all'italiano drogatura o drogaggio) adoperato soprattutto nel linguaggio sportivo per indicare l'uso o la somministrazione illegale di droghe o psicofarmaci ad atleti o animali durante l'allenamento o subito prima della gara, per esaltarne le prestazioni agonistiche» (Dal Vocabolario della lingua italiana,Treccani).
Le prime apparizioni sui vocabolari di lingua italiana di questo inglesismo risalgono ai primi del ‘900 e, almeno fino agli anni '50, questa parola veniva esclusivamente riferita al gergo ippico, facendo riferimento a stimolanti per i cavalli.
Dal punto di vista etimologico, l'ipotesi più plausibile, rimanda a radici che possono essere ricercate nel verbo inglese "to dope" (drogare), che trova a sua volta origine dall'olandese "doop" (sciroppo).
Secondo altri la parola potrebbe derivare dall'africano "dope", una bevanda usata come stimolante in riti primordiali.
Il fenomeno del "doping" ha radici molto antiche.
Ci sono tracce di uso di sostanze oppiadi prima di battaglie, eventi o giochi fin dai tempi della Mesopotamia e dell'Antico Egitto.
Gli Atzechi mangiavano il cuore delle loro vittime, credendo di prenderne le forze; i Greci usavano semi di sesamo, che costavano squalifiche agli atleti partecipanti ai Giochi.
Tantissime sono le leggende narrate sull'alimentazione iperproteica degli atleti nell'Antica Grecia: si narra che Milone (vincitore di sei olimpiadi) arrivasse a mangiare fino a 10 kg di carne al giorno.
Tantissime le testimonianze relative a pozioni più o meno "magiche", preparate con utilizzo di piante e funghi e l'utilizzo di vino, quest'ultimo soprattutto nella boxe, per rendere gli atleti più euforici e resistenti al dolore dei colpi.
Arrivando a tempi più moderni, dai Giochi Olimpici moderni (1896) in poi, il doping è sempre più diventato tema d'attualità sportiva.
Proprio nel 1896 il primo caso di overdose da stimolanti in un ciclista.
Alla fine degli anni '20 la IAAF è la prima federazione a parlare del problema doping.
Nell'edizione Olimpica del 1936 (Berlino) si hanno ormai certezze sul dilagante uso delle amfetamine.
Nel 1948 cominciano ad essere usati i primi steroidi anabolizzanti come doping.
Nel 1952 il grandissimo campione di ciclismo Fausto Coppi, in una celebre intervista, parla di quelle che nel gergo ciclistico erano chiamate le "bombe": «la bomba dovrebbe essere un paio di gambe di ricambio; è composta da ingredienti segreti, i principali dei quali sono la simpamina e la fiducia che funzioni». Poi aggiungeva che tutti i corridori ne facevano uso e «a quelli che dicono di non prenderne, è bene non avvicinarsi con fiammiferi accesi».
A partire dagli anni '50 atleti dell'URSS e della Repubblica Democratica Tedesca, hanno fatto uso di steroidi anabolizzanti: le caratteristiche mascoline di alcune donne rendevano necessario il test del DNA per accertare il loro sesso.
Nel 1956, alle Olimpiadi di Melbourne, si comincia a parlare della pericolosità per la salute dell'utilizzo di alcuni prodotti.
Negli anni '60, sempre le amfetamine, saranno responsabili delle prime squalifiche nel mondo del calcio italiano.
Nel 1960, alle Olimpiadi di Roma, muore un ciclista danese per collasso dovuto ad amfetamine e, diversi componenti della sua squadra sono ricoverati in gravi condizioni.
Nel '62 in Italia si da la prima definizione da parte della Federazione Medico Sportiva: doping come "assunzione di sostanze dirette ad aumentare artificiosamente le prestazioni in gara del concorrente".
Nel 1965 si cominciano in Belgio i primi veri controlli antidoping: sono trovati positivi più del 25% degli atleti analizzati.
Nel '68 il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) stila il primo elenco di sostanze dopanti.
Tanti fatti di cronaca del doping si succedono fino ad arrivare alla celebre squalifica del velocista canadese Ben Johnson, detto "Big Ben", che nel 1988 è costretto a restituire l'oro olimpico sui 100 m, e l'anno successivo confessa di utilizzare anabolizzanti dal 1981, con relativa cancellazione di tutti i suoi record mondiali.
In Italia nel 1998 fa notizia una frase pronunciata dall'allenatore di calcio Zeman: "il calcio deve uscire dalle farmacie". Nello stesso anno viene espulsa dal Tour de France la squadra Festina, per possesso di sostanze illecite.
Data storica fondamentale è il 10 novembre 1999, giorno nel quale viene istituita la WADA (Agenzia Mondiale Antidoping).
Sempre nel '99 lo scandalo del doping colpisce il grande ciclista italiano Marco Pantani, trovato con un valore eccessivo di ematocrito prima di una tappa del Giro d'Italia.
Il 14 dicembre 2000 nasce la legge n.376: "costituiscono doping la somministrazione o l'assunzione di farmaci o di sostanze biologicamente o farmacologicamente attive e l'adozione o la sottoposizione a pratiche mediche non giustificate da condizioni patologiche ed idonee a modificare le condizioni psicofisiche o biologiche dell'organismo, al fine di alterare le prestazioni agonistiche degli atleti".
Nel 2004, alla vigilia delle Olimpiadi di Atene, due velocisti greci simulano un incidente stradale per eludere i test anti-doping. Questa edizione verrà ricordata per più di 20 squalifiche a causa di uso di sostanze illecite.
Anche nell'edizione Olimpica di Pechino 2008 i casi di doping sono stati molti ed in diverse discipline sportive.
Dai recenti Giochi Olimpici Invernali di Vancouver 2010 emerge una rassicurante notizia: nessun atleta risultato positivo.
Speriamo stia cambiando qualcosa, per il bene dello sport.