Trattamento dei trigger point
Sempre in accordo col medico/terapista possiamo adottare alcune tecniche
non invasive con lo scopo di lenire il dolore.
Un trigger point miofasciale generalmente se "toccato" (digitopressione), genera il dolore che l'atleta accusa durante l'attività sportiva pregiudicando il normale svolgimento fino alla sua interruzione.
Un trigger point scatena dolore durante l'allungamento passivo del muscolo, o se questo viene sovraccaricato quando è in posizione
accorciata e sottoposto a contrazioni mantenute/ripetute nel tempo.
Altra condizione sfavorevole è quella di mantenere una postura prolungata sempre con il muscolo interessato in posizione accorciata, e in condizioni climatiche non ottimali di freddo e alta umidità. I casi di importanti trigger point attivi sono veramente disabilitanti per l'atleta.
Per individuare un trigger point bisogna ricercare la porzione circoscritta, di muscolo o fascia indurita e dolente alla palpazione, che si presenta "a mo'di cordone" al tatto e sulla quale mediante digitopressione riscontarne la presenza.
Senza entrare nello specifico, vediamo qualche tecnica per bloccare a scopo calmante i trigger point senza però sollecitarne il dolore. La più blanda è lo stretching passivo di tutta l'estensione di movimento del muscolo interessato dal trigger point, compresi i suoi antagonisti. Al termine fare un'applicazione caldo-umida sul trigger point e il massaggio del muscolo.
Un'altra tecnica prevede una sequenza di leggere contrazioni isometriche con successivo stretching passivo e l'uso di spray refrigeranti sulla zona dei trigger point e sull'area dolente.
L'uso della manualità "compressiva", risulta un poco dolorosa rispetto alle precedenti, ma in base alla mia esperienza più efficace. Eseguiamo con le dita una compressione diretta, trasversale alle fibre muscolari, sul trigger point modulandone l'intensità in base alla soggettiva soglia di dolore e fino alla sua scomparsa. Lo scopo di attivare iperemia nel muscolo, per contrastare la stasi ematica aumentando il microcircolo portando sangue fresco e nutriente, e inibire il trigger point.
Il massaggio delle cicatrici
Principalmente si hanno due tipi di cicatrici, quelle da trauma e quelle chirurgiche, che, avendo attraversato i vari
strati tissutali (derma, connettivo, muscolare), tendono a creare aderenze e microtrazioni. Le aderenze ostacolano il loro
fisiologico scorrimento durante la contrazione e l'allungamento muscolare. Le trazioni esercitano un naturale protettivo "tiraggio" contenitivo, ma a volte fastidioso. Per questi motivi le cicatrici sono dure e poco elastiche, per cui da trattare bene e a lungo. Una cicatrice, anche quando non è più reattiva (dolorosa al tatto), è sempre attiva.
La presenza di cicatrici importanti, specie per quelle lunghe e profonde, possono indurre il corpo ad un adattamento con possibili squilibri della postura. Ad esempio le cicatrici addominali laterali o basso addominale come da "appendicite" o da "taglio cesareo", interrompendo il tessuto connettivo ( che come abbiamo visto in precedenza essere il
veicolo per il trasporto di informazioni e nutrimenti) e la muscolatura, possono facilitare un adattamento posturale alla "meno peggio"a causa della nuova situazione in atto. Questo può avere una spiegazione nel fatto che gli strati tissutali, lacerati o tagliati chirurgicamente, contengono dei
recettori entero/estero/propriocettivi, i quali, dopo cicatrizzazione, subiscono l'innaturale nuovo stato fornendo "false" informazioni al SNC.
Perciò capita sovente che, per riflesso da compensazione lungo la catena miofasciale interessata, possono apparire situazioni di squilibrio dolorose o di risentimento lontano dalla cicatrice stessa. Il massaggio della cicatrice verte al riequilibrio del sistema fasciale, riportando i sensori del corpo ad una corretta funzionalità. Per tutti questi motivi, le manualità per mantenere la mobilità e la scorrevolezza dei vari strati, il ripristino del microcircolo e l'elasticità delle cicatrici, devono essere parte integrante del massaggio.
Le tecniche sono varie: arrotolare i bordi della ferita, frizionare circolarmente, impastare, stirare, pinzare. Insomma tutto può essere utile per scollare le aderenze provocate dalla cicatrice e per elasticizzare la zona interessata.
Una delicata spazzolatura finale favorirà il microcircolo e l'esfoliazione delle cellule morte.
Bibliografia
- Giovanni Chetta, "Il sistema connettivo - Dalla psiconeuro-endocrino immunologia alla psiconeuro-endocrino-connettivo-immunologia"
- Marco Jacono, "Il tissotropismo muscolare"
- Francesco Nigro "Il ruolo del massaggio nel trattamento delle patologie muscolo-tendinee dell''arto inferiore nello sportivo"
- Robert Schleip, "Fascial plasticity – a new neruobiological explanation"
- Robert Schleip, "Commentary 8" da JOURNAL OF BODYWORK AND MOVEMENT THERAPIES
- Martino Scudero, "La pratica dello stretching nel campo della terapia manuale e riabilitativa"
- E. Sproviero, " I diversi tipi di dolore muscolare nel calciatore - Cause, significato e prevenzione"
- A. Joseph Threlkeld, "The E ffects of Manual Therapy on Connective Tissue"
- Vari di Art Riggs, Whitney W. Lowe ed Erik Dalton da MASSAGE & BODYWORK magazine