L'attività motoria compensativa è una branca delle attività motorie che mira alla prevenzione di deviazioni della struttura corporea (paradismorfismi), disarmonie morfologiche ed alterazioni degli schemi motori. L'attività motoria compensativa è altresì finalizzata all'educazione, e quindi alla riabilitazione, dei paramorfismi e al trattamento dei dismorfismi (questi ultimi di natura irreversibile). Nell'applicazione delle norme che regolano l'attività motoria compensativa sarà di grande aiuto una breve disquisizione in merito allo strutturalismo psicomotorio.
Quest'ultimo è una corrente di pensiero che nasce in Germania ad opera di Wundt e basa le sue regole fondamentali sul rigore logico-matematico e sul self-made della struttura, inteso come essere l'autore delle proprie modificazioni strutturali. Per Piaget, la struttura, è un insieme di sottosistemi fra loro uniti con carattere di totalità, le cui relazioni devono essere individuate e riunite dal soggetto. Per usare le sue parole ciò che conta sono le relazioni fra gli elementi. Questo consente di correggere e prevenire eventuali errori, essendo la struttura autosufficiente. Al soggetto illustreremo il processo di autocorrezione e non un esercizio finito.
Premesso che l'attività motoria preventiva e compensativa rappresenta un percorso di apprendimento, utilizzeremo il metodo di frazionare, di dividere i vari elementi che compongono un movimento errato per poi ricostruire il movimento nel suo insieme nella maniera corretta. Lo strutturalismo psicomotorio ci aiuta nella cammino verso un risultato ottimale per mezzo della sua peculiare dottrina, che fornisce la possibilità di scomporre l'esercizio proposto e di esaminare le relazioni che intercorrono fra le diverse frazioni di un insieme armonico. L'educazione psicomotoria, per contro, ci consente soltanto di raccogliere le reazioni sensitive.
Lo strutturalismo psicomotorio si basa su una concezione attiva dei processi mentali all'interno della dinamica motoria, sul dialogo cosciente con il proprio corpo. Il soggetto opera mentalmente effettuando delle trasformazioni da uno stato ad un altro, ricavate per autoregolazione e astrazione riflettente.
La rieducazione di tutte le scoliosi e paramorfismi deve tener conto che questi sorgono spesso da errate posture, frutto di un errato utilizzo della motricità volontaria. L'autocorrezione del soggetto paramorfico dev'essere sempre attiva attraverso un esame individuale dei movimenti. La metodologia strutturalista ha alla base la tematica dei contatti, e sarà applicata ripercorrendo le tappe naturali dello sviluppo ontogenico, passando dunque dalla posizione supina sino a giungere alla stazione eretta (non prima di aver ripercorso i passaggi intermedi). Come affermato poc'anzi, basandosi sulla tematica dei contatti, la pratica correttiva, dovrà porre il soggetto nelle condizioni di poter ascoltare tutti gli stimoli del corpo precorregendo i movimenti errati. Egli deve eseguire un'elaborazione degli stimoli per poi dar corso ad una adeguata risposta agli stimoli stessi. Il soggetto non deve apprendere la corretta posizione in maniera automatica, ma attraverso un più elaborato sistema di comprensione e precorrezione.
Pur essendo largamente utilizzati dal nostro corpo, gli automatismi dovranno essere messi da parte qualora ci siano delle destrutturazioni in atto. Lo strutturalismo psicomotorio si pone come scopo quello di consentire al soggetto una presa di coscienza del proprio corpo e dei rapporti spazio-temporali. Questo gli consente di poter modificare coscientemente atteggiamenti e posture errate. Questa metodologia si propone di fornire delle metodiche adeguate per facilitare l'utilizzo dei vari canali sensitivi: tattile, visivo e propriocettivo. Tutto questo lavoro, oltre a motivare il recupero, ne amplia la durata.